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REPORT: TRAINING COURSE “TAKE A RISK”, LITUANIA, 17-23 AGOSTO 2012
   Il training course svolto in Lituania ha avuto come tematica principale la capacità di affrontare delle scelte ed assumere responsabilità. Ciò si inserisce nel programma annuale dell’associazione, che per l’anno di attività 2011-2012 riguarda l’occupazione giovanile. L’argomento è stato dunque analizzato soprattutto in chiave lavorativa, visto come capacità di creare il proprio lavoro secondo le proprie aspirazioni e i propri desideri, cercando di conciliare questo con le offerte dei mercati lavorativi dei diversi Paesi membri.
  Per quanto riguarda il metodo scelto, questo è stato quello dell’educazione non formale, che all’interno del corso ha avuto due principali applicazioni pratiche: a) con un’esperienza di escursione di due giorni nella foresta lituana si è cercato di mettere alla prova la nostra capacità di leadership, di cooperazione, di team-working e di problem solving. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi, che avevano lo scopo di raggiungere dei punti assegnati scegliendo da soli il percorso e dovendo organizzare autonomamente tutto ciò che aveva a che fare con gli aspetti logistici (cibo, accampamento etc.); b) nella seconda parte del corso, con attività interattive, i partecipanti hanno dovuto esporre le condizioni lavorative del proprio Paese di origine, le proprie attitudini e le idee sul proprio futuro e sul proprio tipo di occupazione, condividendo poi i risultati sia in piccoli gruppi di lavoro che con il resto dei partecipanti in sessioni comuni.
  Per quanto riguarda i risultati, ogni partecipante ha avuto la possibilità di confrontarsi con altre persone, appartenenti a Peasi ed ambienti lavorativi diversi, sulle concrete possibilità lavorative. Gli organizzatori hanno poi provveduto alla diffusione di importanti opportunità per chi desiderasse muoversi all’estero, come l’ European Voluntary Service, cioè la possibilità di fare volontariato in un Paese estero all’interno di un progetto dell’UE, o il progetto Leonardo, finalizzato all’inserimento lavorativo all’estero. Da un punto di vista personale soprattutto questa opportunità è stata una scoperta nuova per me e mi sta dando la possibilità di riflettere su una scelta personale che è stata la principale motivazione per cui ho partecipato al corso.  Forse però i risultati più importanti si sono avuti con l’esperienza di escursione, che è stata davvero una sfida che ogni partecipante ha dovuto sostenere, prima di tutto con sé stesso. Abbiamo imparato che la maggior parte delle cose che si apprendono su sé stessi, e la maggior parte delle possibilità di cambiamento nella nostra vita le abbiamo quando usciamo da quella che è stata chiamata “comfort zone” e accettiamo di assumere delle responsabilità o di sostenere delle sfide dall’esito incerto. In questo modo possiamo scoprire i nostri limiti e le nostre capacità, e possiamo lavorare per migliorare. Personalmente credo che l’esperienza mi abbia fatto capire molto su di me e mi abbia dato degli strumenti molto utili per affrontare la scelta che mi si presenterà appena finita l’università. Soprattutto sono contento di come le attività dello YEN riescano sempre ad andare oltre le mie aspettative, dandomi stimoli importanti per la mia crescita personale e motivazione per quello che faccio. Credo che il merito maggiore sia delle persone che partecipano alle attività, e che le rendono davvero belle ed intense e confermano che il modo migliore per imparare è farlo divertendosi.





REPORT PROGETTO IN MACEDONIA
17/04/2012 – 25/04/2012 Pelince - Kumanovo


C’è una piccola regione, proprio al di là del Mar Adriatico, appena oltre i nostri dirimpettai dell’Albania. Un piccolo territorio, che porta lo stesso nome della più vasta regione entro la quale è posizionato, che per dirla tutta non è riconosciuto con tale denominazione da tutti gli Stati: la Macedonia. Un appellativo che ci riporta subito alla mente delle reminescenze scolastiche riguardanti storiche battaglie e valorosi condottieri.
Un paese affascinante e al contempo difficile, in tutti i sensi: politico, sociale, religioso ed economico. Una meta assolutamente non turistica e  forse proprio per questo ancor più interessante, tutta da scoprire e da studiare. La Macedonia è questo e altro ancora: se prima di partire non avevo idea del paese in cui mi stavo recando e nel quale avrei vissuto per otto giorni, ora che sono tornato sono ancora più confuso. La Repubblica di Macedonia o FYROM, come la chiamano taluni Stati (Former Yugoslav Republic of Macedonia), è uno Stato ma forse non è ancora una nazione, almeno non nel senso sociopolitico del termine: qui convivono gruppi etnici diversi e contrapposti, per la verità divisi più da una politica interna discriminante e spregiudicata piuttosto che da un odio razziale. Il gruppo etnico prevalente è quello dei macedoni  di confessione cristiano ortodossa e di lingua macedone, molto vicino per tradizioni e costumi ai confinanti serbi. Il secondo gruppo etnico, in ordine di numerosità di popolazione, è quello albanese che come lingua madre parla appunto l’albanese e appartiene alla fede islamica. Abitano poi la Repubblica di Macedonia altri piccoli gruppi, tra cui spicca la minoranza rom, alla quale per molti versi spetta lo stesso ruolo sociale che ha all’interno del nostro paese, ovvero quello di un gruppo ai confini della società.
Il paesaggio di un campagna meravigliosa la fa da padrona: il paese è tutto un insieme di dolci rilievi, boschi e campi coltivati. Predominano i villaggi rurali e la prima impressione che ho avuto quando mi sono addentrato nel territorio, tramite un bus preso a Salonicco, è stata quella di essere passato attraverso una sorta di macchina del tempo: sembra infatti che la vita campagnola della Macedonia si sia fermata a circa un centinaio di anni fa se comparata con la campagna nostrana. Passando di villaggio in villaggio ciò che risalta anche all’occhio del visitatore più distratto è lo stato di grande povertà in cui stagna il paese.
Se il paesaggio bucolico è predominante, non mancano comunque le città. Sfortunatamente ho avuto modo di vedere bene solo Kumanovo, seconda città della Macedonia per numero di abitanti nonché il centro urbano più vicino alla località in cui ho alloggiato. Della capitale, Skopje, ho potuto “ammirare” solo la squallida stazione degli autobus al momento del mio arrivo. Eppure un ragazzo del luogo conosciuto nel tragitto Salonicco-Skopje mi ha raccontato che la capitale macedone è molto interessante sia sotto il profilo culturale che sotto quello artistico. Come si dice: sarà per un'altra volta!
Kumanovo racchiude in sé tutte le contraddizioni della Macedonia e in qualche modo è l’emblema delle contraddizioni che in generale caratterizzano l’Europa dell’Est e più nello specifico i Balcani. Il degrado pervade ogni singola zona e anche qui è possibile vedere la povertà diffusa, presente in ogni angolo delle strade, dalle automobili scassate che riempiono le vie principali ai mendicanti che si aggirano per la città, dai palazzi completamente scrostati ai piccoli negozi sporchi e confusionari.
La povertà si legge anche negli sguardi della popolazione, nel modo in cui guardano noi “occidentali” in un misto di ammirazione e di invidia. Proprio su questi due elementi si fonda un’altra contraddizione che ho riscontrato tra la gente del posto: quella riguardante i miti occidentali a cui queste persone puntano. Penso alle scarpe di marca indossate sotto un vestiario sciatto o al telefonino di ultima generazione che molti giovani sfoggiano. La maggior parte dei nostri coetanei, poi, è attratta dal trash che contraddistingue la nostra televisione nonché dalla musica più commerciale che ci sia. L’unica buona musica che ho potuto ascoltare in otto giorni è stata quella tradizionale macedone.
Le città sono un continuo cantiere. Ogni tanto, qualche limousine o qualche lussuosa vetrina di qualche negozio del centro rompe con il degrado diffuso e genera un contrasto enorme. Un giorno ho visto una limousine rosa confetto parcheggiata in una via semibuia davanti a un palazzone grigio: ho pensato che questa immagine può riassumere bene quale sia l’atmosfera di Kumanovo.
Veniamo ora al progetto. Quello a cui ho partecipato io si chiamava Volunteering in Rural Areas e si è svolto in una località fuori dal mondo, nei pressi di un piccolissimo villaggio chiamato Pelince, a pochissimi chilometri dal confine con la Serbia. Quando dico “fuori dal mondo” intendo proprio dire che eravamo isolati: niente telefoni, niente accesso a internet (solo una chiavetta colegata a un portatile degli organizzatori e utilizzata solo da loro). In certi momenti ho creduto fosse tutto un esperimento sociologico: all’inizio ho sofferto la mancanza di strumenti per avere contatti con il resto del mondo, ma dopo poco mi sono abituato. In fin dei conti si vive bene anche senza connessioni.
Alloggiavamo in un ostello accanto a una pensione e a un memoriale di epoca comunista, nel mezzo di una valle immersa in una natura meravigliosa. Il corso riguardava appunto il volontariato nelle aree rurali e l’obiettivo dei due trainers è stato soprattutto quello di capire come motivare gli altri giovani al volontariato e più nello specifico come avvicinare le persone alle associazioni di volontariato. La maggio parte dei ragazzi e delle ragazze partecipanti non vivono in aree rurali, ma in fondo abbiamo tracciato numerosi parallelismi tra le difficoltà che incontra un giovane abitante delle zone rurali e quelle che deve affrontare un giovane cittadino abitante in qualche sobborgo urbano distante dal centro. La tematica era molto interessante, i membri dell’organizzazione ospitante e organizzatrice sono stati molto bravi nel gestire la nostra permanenza. Il modo in cui è stato condotto il corso è però stato a mio avviso troppo teorico: quanto discusso nei primi tre giorni si sarebbe potuto riassumere anche in una sola giornata e dedicare il tempo più ad altre attività, invece per la prima metà del corso ci siamo ripetuti sempre le stesse cose. Comunque, una giornata è stata completamente dedicata a un’azione pratica di volontariato. Ci siamo recati in un villaggio a minoranza albanese, al confine tra Macedonia, Serbia e Kosovo e situato in una regione considerata a rischio per quanto riguarda il terrorismo internazionale.  Lipkovo è il nome del posto. Qui è ancora evidente l’eredità che hanno lasciato anni e anni di conflitti. Molte falde acquifere sono inquinate, molti campi sono radioattivi e le persone vivono in una povertà estrema. La nostra azione si è limitata all’intervista degli abitanti del luogo, grazie a degli interpreti albanesi che facevano parte degli stessi partecipanti del gruppo, nonché alla pulizia di parte del villaggio. Infatti, uno dei problemi maggiori di Lipkovo è la quantità esorbitante di immondizia che si accumula quotidianamente all’interno del villaggio e nella diga costruita sul lago alle porte del piccolissimo centro. La zona in cui è posto Lipkovo è un insieme di fattorie, di moschee e di campi coltivati: gli animali vivono in una perfetta simbiosi con gli esseri umani e il gallo scandisce le ore principali della giornata. Il paesaggio in cui sta il villaggio è veramente mozzafiato, il che ancora una volta sembra stridere con il degrado riscontrabile guardando ogni singola costruzione edificata dalle persone. Bellissima la gita al lago che solo pochi di noi hanno avuto la forza di affrontare: 4 chilometri in salita dopo una giornata passata a camminare. Ne è valsa però veramente la pena di compiere quello sforzo. Molto divertente anche la partita a calcio con i bambini del villaggio, giocata con un pallone di cuoio distrutto, mezz’ora prima di ripartire per Pelince.
Eravamo venti partecipanti, la maggior parte provenienti da altri stati della penisola balcanica. Il gruppo è stato molto unito, l’atmosfera era piacevolissima. La sera, tra una birra e l’altra (acquistate per pochissimi soldi), ci siamo divertiti sempre. Non vorrei poi aprire parentesi troppo lunghe sulla rakia, con la quale ho avuto il piacere di relazionarmi dal secondo giorno!
Solo durante le prime due sere c’è stata qualche piccola tensione tra alcuni partecipanti dei Balcani, basata su pregiudizi reciproci che fortunatamente nelle nuove generazioni sembrano essere attenuate. Nonostante tutto, crescere con idee distorte sulla popolazione di un altro stato può generare imbarazzo e diffidenza. Si tratta del resto di persone provenienti da Serbia, Kosovo, Albania e Macedonia stessa, esseri umani le cui famiglie hanno vissuto i lunghi e sanguinosi conflitti etnici della post Jugoslavia. Fortunatamente l’intelligenza e la voglia di stare insieme nonché quella di divertirsi hanno avuto la meglio.
Che dire, bella esperienza soprattutto come bagaglio per la vita. Probabilmente nasceranno nuovi scambi dopo questo corso in Macedonia, tra le organizzazioni che erano rappresentate durante il corso. Dei maltesi, per esempio, mi hanno espressamente chiesto se Affabulazione vuole diventare partner di un corso da preparare entro Dicembre e da far partire il prossimo anno.
Report forse troppo lungo, ma almeno dettagliato visto che arriva con un ritardo pazzesco! J




A.T.O.M. promuove l’incontro LOCAL NETWORKS

Domenica 19 Febbraio alle ore 11.30 presso il Litus Roma Hotel il gruppo giovanile A.T.O.M. in collaborazione con il Municipio Roma XIII
organizza un incontro denominato “LOCAL NETWORKS” forum Consulte eEurogames.
La prima parte dell’evento darà l’opportunità alle molte organizzazioni presenti nelle Consulte dei Giovani Disabili e
Volontariato di condividere idee, progetti e obbiettivi comuni.
Nella seconda parte due formatori portoghesi,volontari presso il Forum Nazionale Giovani terranno il workshop “EUROGAMES” sulla
partecipazione dei giovani provenienti da gruppi svantaggiati, in particolar modo giovani con disabilità, attraverso esercizi di
educazione non formale per aumentare l’inclusione in attività giovanili di lavoro e volontariato.
All’incontro parteciperà l’Assessore ai Servizi Sociali del Municipio Lodovico Pace che con l’occasione presenterà insieme ai ragazzi del
“gruppo motore” il progetto europeo “Azione InOnda!”.




































PIù EUROPA PER I GIOVANI DEL XIII°

La settimana scorsa si è conclusa la terza edizione dello European Teengers' Summit svoltosi ad Hannover ed ospitato dall’associazione tedesca Naturfreundejugend (gruppo giovanile ambientalista con sedi in tutta la nazione). L'ETS è un progetto europeo mirato a far incontrare giovani in età scolastica (16-20 anni) da diversi paesi europei per farli confrontare su tematiche che variano ogni anno. Quest’anno oltre al capo delegazione è partito Paolo del liceo scientifico Enriques, che alla sua prima esperienza in Europa con il programma Gioventù in Azione ha dichiratao “Sono davvero contento di aver fatto un’esperienza del genere. Tutti i ragazzi della mia età (16 anni) dovrebbero provare cosa significa trovarsi in un ambiente interculturale e fare amicizia con gente da tutta Europa; è qualcosa a cui non siamo abituati ma che è necessaria per conoscere meglio gli altri e anche se stessi”. I ragazzi del gruppo ATOM hanno partecipato per la seconda volta allo ETS, e grazie all'impegno dimostrato si è aperta per loro una porta come partner e referenti nazionali del progetto. Questa partnership, fortemente voluta dal vice-presidente ATOM e team leader della delegazione italiana Sebastian Janzon è, come lui stesso afferma, “..una grande possibilità per i giovani del territorio: ogni anno questo progetto offre loro uno spazio per confrontarsi con i loro coetanei europei sui temi che li riguardano direttamente come la democrazia dal basso, la partecipazione e lo sviluppo sostenibile (argomento dell’edizione 2011)".

Oltre all'opportunità di viaggiare e conoscere usi e costumi diversi, il progetto è una buona occasione per fare pratica nell campo della cooperazione internazionale, poiché il piano del prossimo summit sarà scritto da una team formato dai capi delegazione che porteranno all’interno del gruppo di progettazione i suggerimenti provenienti da ogni associazione attraverso lo scambio di idee su internet che culminerà con un’incontro nel prossimo mese di Gennaio in Austria in cui verrà finalizzato il lavoro di mesi e la versione finale del progetto presentata alle istituzioni competenti. Riguardo questo tipo di collaborazione, il team leader italiano commenta "la piattaforma telematica è uno strumento fondamentale per lavorare insieme anche a distanza di migliaia di chilometri, ed è anche utile a noi team leader per sondare le opinioni dei partecipanti e adattare le attività ai bisogni ed alle volontà dei ragazzi, ma altrettanto fondamentale è anche il lavoro di squadra ed il confronto diretto tra cooperanti, organizzatori e partecipanti".
Molto è stato fatto ma molto rimane ancora da fare, e tutto dipende dalla partecipazione a livello locale, dove i ragazzi mettono in pratica le conoscenze e le capacità acquisite durante le esperienze all’estero, a partire dalla neo-nata Consulta giovanile municipale e dal coinvolgimento dei membri ATOM nel gruppo di giovani impegnato nella stesura di un progetto di scambio tra il XIII Municipio ed il Comune di Lille (Francia).






Conferenza Stampa del gruppo ATOM in Municipio

Appuntamento importante lunedì mattina, 1/8/2011 per il gruppo giovanile A.T.O.M., che ha potuto incontrare l’assessore alle politiche sociali Ludovico Pace presso il Municipio di Ostia.
La conferenza si è aperta con la relazione del presidente dell’associazione Stefano Tacconi che, dopo i ringraziamenti al Municipio per l’interesse mostrato verso le attività giovanili, ha esposto le linee generali del percorso intrapreso all’interno del territorio da ormai un anno.
Al centro dell’attenzione però è stato il progetto internazionale in Cina, svoltosi poche settimane fa, fra Pechino e Xian. Stefano Tacconi, selezionato dal network YEU International, ha rappresentato l’Italia insieme ad altri 119 delegati europei e 100 cinesi all’interno di un programma di scambio fra Cina ed Europa. Questa esperienza ha permesso a tutti i partecipanti un confronto fra culture così tanto lontane attraverso visite guidate ( come il giro in tandem sulla muraglia cinese!) e incontri più o meno formali con vari rappresentanti locali.
Sono intervenuti anche altri membri di A.T.O.M. che hanno ribadito come il viaggiare attivamente si riveli un grande potenziale per creare un feedback nell’ambiente dove si vive;una volta tornati a casa infatti comincia il vero lavoro di sensibilizzazione,apertura e confronto con gli altri.
Francesco Tacconi per esempio ha partecipato al G8/G20 giovanile a Parigi come Ministro dell’Economia, vivendo una esperienza straordinaria e stimolante che consiglia a tutti i giovani come rimedio contro il passivismo generale verso la politica e l’attivismo sociale.
L’assessore infine ha sottolineato la sua apertura a queste iniziative e ha ricordato di essere il primo Municipio di Roma ad aver inserito i giovani istituzionalmente all’interno del Piano Regolatore.
L’obiettivo comune è apparso quindi molto chiaro: far crescere culturalmente il nostro territorio attraverso esperienze internazionali e nazionali basate su fatti e non parole, stanchi di aspettare che i cambiamenti arrivino sempre dagli altri e non da noi stessi, come ha concluso il consigliere comunale Stefano Salvemme.






Delegato A.T.O.M. in Cina

Ancora un altro scambio, un’altra esperienza un’altra occasione. Il gruppo giovanile A.T.O.M. (Active Travellers Ostia Movement) sarà questa volta impegnato in un progetto che ci porterà a Pechino per lo Eu-China Year of Youth.
Se è vero che la partecipazione attiva dei giovani è il primo requisito del gruppo A.T.O.M. i cugini Tacconi lo hanno capito bene, infatti questa volta sarà Stefano Tacconi che si farà portavoce del gruppo dopo esser stato selezionato anche in rappresentanza del network giovanile Youth For Excange and Understanding(www.yeu-international.org).
Si tratta di un'iniziativa di pubblico interesse, proposta dai leader delle due parti, che permette ai giovani europei di conoscere la Cina e a quelli cinesi di sapere qualcosa in più sull'Europa.
Questa iniziativa promuove una vasta serie di scambi.
Dal 4 all’11 marzo Stefano volerà in Asia, 35 anni dopo l'allacciamento dei rapporti diplomatici. Per la prima volta il governo cinese e l'Europa promuovono un
incontro ufficiale fra giovani.
Il premier cinese Wen Jiabao ha presenziato alla cerimonia d'apertura di questa iniziativa il 23 febbraio ed ha attivato il portale ufficiale dell' "Anno della GioventùCina-Ue" (http://www.2011y.net/en/), affermando che l'anno degli scambitra i giovani cinese ed europei aiuterà a rafforzare i valori comuni dei giovani delle due parti,l'impatto sarà molto positivo e significativo non solo per le due parti ma anche per il resto del mondo.



IL GRUPPO GIOVANILE ATOM PARTECIPA ALLA DELEGAZIONE DI MINISTRI GIOVANILI ITALIANI PER IL G8-G20 YOUTH SUMMIT CON IL "ROMAGNOLO" FRANCESCO TACCONI

Otto giovani Ministri e due Summit internazionali. Questo il bilancio positivo frutto della partecipazione di giovani italiani alle politiche della EU.
G8/G20 Youth Summits e il nostro Paese da rappresentare a Parigi. Responsabile della delegazione (Alberta Pelino), Capo di Stato (Edoardo Morgante), Affari Esteri (Cinzia Bianco), Economia (Francesco Tacconi, il quarto da sinistra nella foto), Difesa (Nicola Speranza), Sviluppo (Francesca Larosa), Ambiente (Erika Guerra) e uno Sherpa (Marta Castellani): tutti studenti universitari calati in una dimensione completamente diversa e pronti a fronteggiare le difficoltà derivanti dalle complessità dei temi in agenda.
Il gruppo giovanile del tredicesimo Municipio ATOM (Active Travellers Ostia Movement) è presente con Francesco Tacconi, scelto come giovane Ministro dell'Economia a farsi portavoce delle istanze del mondo giovanile.
All'interno della ESCP (Ecole Superiore du Commerce de Paris) si sono svolte ogni giorno dal 29 Maggio al 3 Giugno le negoziazioni tra i rappresentanti dei Paesi in comitati separati. Al termine di questo processo le idee dei singoli sono andate a confluire in un unico documento, il Final Communiquè, frutto di lavoro duro e di punti di incontro e scontro.
La responsabilità che grava sui delegati di ogni Paese è quella di farsi ambasciatore della generazione che nel prossimo futuro sarà chiamata a governare il mondo. Le proposte che animano il documento finale sono carichi di aspettative e ben descrivono il ruolo che i giovani dovrebbero avere nella società: una partecipazione attiva che vada dalla difesa all'economia, passando per lo sviluppo e l'ambiente. Difficili erano i temi su cui confrontarsi, come difficili saranno i tempi a venire.
Il G8/G20 è stato preceduto da un Summit europeo: un'occasione in più per creare coesione tra gli Stati del vecchio continente. Regno Unito, Francia, Italia e Germania hanno avuto l'occasione di discutere preventivamente e, in un momento così delicato dal punto di vista economico, non è mancato il contributo di Francesco. Da Ostia a Parigi utilizzando le competenze acquisite in ambito universitario, le esperienze sul campo avute grazie agli scambi giovanili europei promosse da ATOM ai giovani della città, l'inglese avanzato e fluente.
La delegazione italiana ha portato alta la bandiera e le idee di uno Stato che, nonostante le difficoltà presenti e future, si snoda nel Mediterraneo orgoglioso della propria cultura. Tutti nati tra gli anni '80 e '90, i delegati hanno cercato di raccogliere le idee della nuova generazione e condividerle con i colleghi degli altri 19 Paesi coinvolti. Ne è uscita un'immagine limpida e di tenaci convinzioni e di questo possiamo essere orgogliosi. La speranza è quella che le iniziative giovanili possano essere sempre più conosciute e partecipative. E' solo così che la gioventù sarà in grado di dire la propria e farsi valere, abbattendo lo stereotipo di Italia-paese-di-vecchi. Anche il Ministro Meloni ha appoggiato il Summit accompagnando la delegazione italiana tramite il supporto di RadioGioventù e concedendo ai giovani Ministri un incontro ufficiale a pochi giorni dalla partenza. Tutti e otto i ragazzi si sono assunti un impegno di lungo periodo sulla scia delle parole del grande Gandhi: essere il cambiamento che si vuole vedere nel mondo.
Questo non è stato che l'inizio e lo scopo sarà quello di stimolare le Istituzioni a coinvolgere e invogliare alla partecipazione attiva più giovani possibili.



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